Teatro

Migranti come risorsa, sul palcoscenico a Modena

Migranti come risorsa, sul palcoscenico a Modena

Sabato 18 giugno, presso Piazza Matteotti, nel centro storico di Modena, andrà in scena "Questo è il mio nome" ideazione e regia di Monica Morini e Bernardino Bonzani del Teatro dell'Orsa: un gruppo di richiedenti asilo e rifugiati si inserisce all'interno del Festival Cooperazione internazionale.

Dopo il successo del tour sardo a Conta e Cammina - Festival della Legalità di Macomer, che ha registrato entusiasmo e sold out, Questo è il mio nome, il  coinvolgente spettacolo che il Teatro dell’Orsa di Monica Morini e Bernardino Bonzani ha allestito con un gruppo di richiedenti asilo e rifugiati, sarà presentato sabato 18 giugno alle ore 21.15, presso Piazza Matteotti a Modena, nell’ambito della decima edizione di EconoMigra, la Festa delle Festa della Cooperazione di Modena. Il progetto è nato in collaborazione con lo Sprar e la Dimora di Abramo di Reggio Emilia.

La manifestazione, il cui tema per il 2016 è Il ruolo dei migranti e le potenzialità del co-sviluppo, si svolgerà in Piazza Matteotti, nel centro storico di Modena, alla vigilia della Giornata internazionale del rifugiato, ricorrenza indetta dalle Nazioni Unite per commemorare ogni 20 giugno l'approvazione, avvenuta nel 1951, della Convenzione sui profughi da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

«Una finestra aperta su storie invisibili, un orecchio rovesciato su un canto che attraversa i mari e i deserti»: Monica Morini del Teatro dell’Orsa introduce così Questo è il mio nome, lo spettacolo esito di un denso percorso artistico e umano compiuto assieme a un gruppo di richiedenti asilo e rifugiati provenienti da Senegal, Costa d’Avorio, Mali, Nigeria e Gambia. Nella Carta del XII secolo dei cacciatori del Mali si dice: “Ogni vita è una vita, ogni vita vale”: un canto antico che viene dall’Africa e ci ricorda prima della nostra Carta dei Diritti dell’Uomo che non esistono vite di seconda categoria.

I giovani che Monica Morini e Bernardino Bonzani, ideatori e registi dello spettacolo, hanno incontrato e che sono andati in scena vengono dall’Africa sub-sahariana: hanno attraversato il deserto e i mari, sono una sorta di “Odissei che cercano un’Itaca chiamata vita”. «A differenza dell'informazione, il teatro svela un patrimonio di storie che apre non solo al sapere, ma al sentire. E cambia lo sguardo».

La forza e l’energia degli attori in scena ricordano quale enorme vitalità potenziale possono portare i nuovi cittadini del mondo, solo attraverso l’incontro e la conoscenza si possono affrontare e superare pregiudizi e discriminazioni. Lo spettacolo ci dice anche che l’integrazione è possibile, che la convivenza pacifica e la cooperazione per la pace sono l’unica strategia praticabile.